Con l’avvento dell’implatologia di massa, si ritiene, che la protesi fissa detta “ponte” sia definitivamente abbandonata. Non è così, per una serie di ragioni.
Il cosiddetto “ponte” è quel trattamento che va a interessare i denti contigui allo spazio di uno o più denti mancanti. Può prevedere la loro modifica a pilastri del ponte. Il ponte, a sostituzione di un dente, non è altro che tre corone (dette più comunemente capsule) unite tra loro. Due sono posizionate sopra i denti a pilastro e una, in mezzo, va a sostituire il dente mancante e, ovviamente, lì manca il dente pilastro. Lo stesso principio è applicato in caso in mancanza di due o più denti. In questi casi, aumenterà il numero dei denti in mezzo, ma sempre con i denti pilastro agli estremi dello spazio con l’assenza dei denti.
La domanda che ci si può porre è se, nell’era dell’implantologia, abbia senso sostituire i denti con un ponte, andando a modificare denti, che possono essere sani a pilastro. L’implantologia prevede l’inserimento nell’osso, con tecniche che provocano disagi minimi, di viti in titanio con le funzioni di radice artificiale, permettendo il ripristino di uno o più denti, senza interessarne altri. Come accade in tutte le specialità mediche, esistono situazioni particolari che non permettono la terapia implantologica, e sono fondamentalmente quelle in presenza di una grave e non risolvibile carenza ossea, o di malattie generali impegnative. In questi casi, è preferibile la realizzazione di ponti. Altra situazione che può suggerire il ponte è quando i denti contigui allo spazio, in cui manca il dente, presentano danni che ne suggeriscono dei trattamenti, come la devitalizzazione e la copertura con corone (dette comunemente capsule).
Le terapie implantologiche oggi sono dunque molto affidabili e generalmente preferibili alla sostituzione di denti con i ponti, ma con questo non bisogna pensare che nei casi in cui sia necessario utilizzarli sia un danno grave per la bocca. Infatti, un ponte ben realizzato dura mediamente dieci anni, ma il più delle volte supera abbondantemente i quindici (escludendo eventi imprevisti o comportamenti errati del paziente). Per quanto riguarda gli impianti siamo su durate leggermente superiori, sempre come media statistica.
Abbiamo visto prima quando il ponte è più indicato, ma bisogna aggiungere anche il caso in cui il paziente non acconsente al trattamento implantologico, sia nel caso ci siano le condizioni favorevoli, sia nel caso in cui non voglia affrontare un trattamento più complesso dal punto di vista chirurgico o economico, per cui preferisce quello con il ponte. L’importante è che sia ben informato delle differenti caratteriste e che senza i controlli periodici la durata di qualsiasi trattamento dentistico può ridursi notevolmente.